Pici e selvaggina:
un assaggio delle colline toscane

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Tra le dolci colline della Toscana, ci si perde in un viaggio culinario attraverso secoli di storia, alla scoperta di gioielli gastronomici come i pici, una pasta fatta a mano che racchiude in sé l’autenticità delle cucine familiari toscane. Il cinghiale, icona della campagna toscana, e la cinta senese, razza suina pregiata tipica della zona, arricchiscono i pici con sapori intensi e tradizioni culinarie tramandate di generazione in generazione.

I pici: autenticità e storia millenaria da arrotolare alla forchetta

I pici, pasta tradizionale fatta a mano, hanno le loro radici nel sud della Toscana, in particolare nella val d’Orcia, nella val di Chiana, Monte Amiata e nella Provincia di Arezzo. Originariamente cucinati nelle case delle famiglie contadine, sono diventati un piatto simbolo della cucina toscana, celebrando le radici rurali e l’arte culinaria tramandata di generazione in generazione.

Risalenti all’epoca degli Etruschi, ci sono diverse teorie sull’origine del loro nome, che potrebbe derivare dall’antica Roma, dalla località di San Felice in Pincis o dal gesto di formare la pasta con le mani. Il termine “pici” infatti potrebbe derivare dal dialetto toscano “appicciare”, che significa “attorcigliare” o “attaccare insieme”, riflettendo il loro processo tradizionale di preparazione.

La loro forma rustica e artigianale è un omaggio alle antiche tecniche di produzione, quando la pasta era preparata con pochi ingredienti semplici. Questa pasta rustica, simile a uno spesso spaghetto, è realizzata con acqua, farina e olio, seguendo antiche lavorazioni come la trafilatura in bronzo per conferirgli la sua caratteristica ruvidità che trattiene al meglio i condimenti.

Seppur tradizionalmente consumati con olio o cipolla tritata, oggi i condimenti per i pici possono variare a seconda delle zone. A Montepulciano sono serviti con briciole di pane raffermo; a Montalcino sono accompagnati da un ricco ragù preparato con manzo, pollo, prosciutto, salsiccia e fegatini; mentre a San Casciano, la ricetta classica li vede accompagnati da sugo all’aglione, varietà di aglio tipica della Toscana.

Tips su dove mangiare i pici più buoni della Val d’Orcia:

Fai tappa alla Trattoria da Fiorella a Pienza per assaggiare i famosi pici locali. Un piccolo locale consigliato da gente del posto che ti conquisterà.

Dal cinghiale alla cinta senese ai fegatini: il gusto della natura toscana

Nella regione della Val d’Orcia e nei dintorni di Pienza, la selvaggina è da sempre parte integrante della dieta e della cultura culinaria toscana. Il cinghiale e la cinta senese occupano un posto di rilievo, rappresentando autentici simboli della tradizione gastronomica locale.

Il cinghiale, icona della selvaggina toscana, ha una lunga storia legata alla campagna e alla caccia. La sua carne, gustosa e succulenta, è stata apprezzata fin dall’antichità e compare in numerose ricette tradizionali. Una leggenda popolare racconta che il cinghiale sia stato introdotto in Toscana dagli antichi romani, che lo apprezzavano come prelibatezza culinaria e lo cacciavano per i loro banchetti sontuosi. Ancora oggi, la caccia al cinghiale è una pratica diffusa nella regione e le sagre dedicate a questo animale selvatico attirano appassionati e golosi da ogni parte del mondo.

Bottoni ripieni di cinta senese con pomodorino infornato, crema al basilico, fonduta di cacio pientino. Terrazza del Chiostro, Pienza.

La cinta senese, razza suina autoctona della Toscana, rappresenta un altro tesoro culinario della Val d’Orcia e di Pienza. Una carne di alta qualità, ricca di sapori intensi e aromatici, la sua storia è profondamente radicata nel territorio toscano e risale almeno al Medioevo, quando i monaci benedettini dei monasteri della zona iniziarono a selezionare e allevare questa razza per le sue eccellenti caratteristiche.

Secondo la leggenda, la cinta senese avrebbe ottenuto la sua caratteristica striscia bianca grazie a un miracolo di Sant’Antonio Abate, patrono dei contadini e degli animali. Si narra che, durante una carestia, il santo abbia benedetto una mandria di maiali, facendo apparire una striscia bianca sul dorso di ognuno di essi, segno divino di protezione e prosperità.

Nella ricca tradizione culinaria locale, i fegatini rappresentano un altro elemento prelibato e apprezzato. Sia di cinghiale che di altri animali, come il pollo, i fegatini sono stati da sempre utilizzati per preparare piatti ricchi di sapore. Tra le ricette più celebri a base di questo alimento, il “crostino di fegatini” viene consumato come antipasto o aperitivo: fette di pane toscano croccante, spalmate con una crema a base di fegatini di pollo o di cinghiale, cotti con cipolle, vino e aromi. Si tratta di un piatto rustico che prende le sue origini nel Medioevo, quando i contadini utilizzavano ogni parte dell’animale per evitare sprechi.

Durante il Rinascimento, si racconta che Caterina de’ Medici, originaria della Toscana e diventata regina di Francia, abbia introdotto i fegatini nella cucina francese durante il suo matrimonio con Enrico II. La regina Caterina, apprezzando le delizie culinarie della sua terra natale, avrebbe portato con sé numerosi cuochi e ingredienti toscani, tra cui i fegatini, contribuendo così alla diffusione di questa prelibatezza anche al di fuori dei confini italiani.

Tips su dove mangiare a Pienza:

Cena gourmet con vista: Prenota una cena presso la Terrazza del Chiostro per gustare piatti della tradizione reinterpretati in chiave contemporanea. Durante la bella stagione, goditi la vista panoramica incantevole e il suono degli uccellini che animano le vallate circostanti. Assolutamente da provare i loro deliziosi bottoni ripieni di cinta senese, una vera esplosione di sapori.

Mangiare tradizionale: Se cerchi un’esperienza culinaria più rustica, scegli La Buca delle Fate per assaporare piatti tradizionali in un’atmosfera accogliente e familiare. Opta per Sette di Vino per un aperitivo o una cena a base di prelibatezze toscane.

Leggi anche l’articolo Pienza: esplorando il pittoresco borgo del Pecorino

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